Riprendo un vecchio post aperto qualche tempo fa sul sito amico « Noi e la fulvia ». Partivo, parafrasandola, da una celebre frase di una canzone di de André :
« Dai diamanti non nasce niente, dalla fulvia nascono i fiori ».
La foto del rottame era questa, con i fiori in boccio che nascono dal vano motore di una fulvia berlina.
Alla prima seguiva quest’altra foto : unica e spettacolare la fulvia ritratta nell’abbraccio-dialogo con l’alberello. (Con ceste in plastica e cielo plumbeo).
Questa piccola raccolta di rottami fulvia non vuole esser una sfilata di morbosi motivi macabri (e ci starebbe viste le decisioni di Marchionne) ma una piccola appendice alle foto vive delle fulvie in movimento pubblicate quotidianamente sul forum. In questo caso nessuno qui dubita che si tratti di rottami.
Eppure, con un po’ di immaginazione, le possiamo vedere ancora muoversi e « comportarsi ». Anzi, a guardar bene, la fulvia rottame è espressiva almeno quanto quelle, vive e vegete, che ci troviamo a coccolare come tante badanti.
Questa, ad esempio, si è ben adattata ad un misto di post : postagricoltura, postciclomotore, postinozza per i panni, postsporta per patate ; e la barbetta verde che gli è cresciuta sotto le dona assai.
Questa invece è una bestia selvaggia di notevole cattiveria, molto arrabbiata e pronta all’aggressione. Sembra un vecchio cane randagio, di quelli diffidenti e difficili da avvicinare. Selvaggia e libera.
Questa ancora ha deciso di spiccare il volo, nonostante tutto, come un Pegaso delle strade e dei cieli, ali al vento, se non fosse per quelle foglioline autunnali che ne intralciano il gesto atletico
Molte delle fulvie coupè rottame sono delle fulvie-volanti : anche questa ci prova e ci riprova...
Il effetti le coupè preferiscono sovente le pose aeree, non rinunziando pur se da rottame ad essere vettore di evasione. Anche questa, nonostante la botta che sacrifica il quarto anteriore. E l’incidente, se ha levato la vita all’automobile, ed al suo uso quotidiano, la restituisce interamente alla leggenda.
Poi talvolta, ma questa è foto assai nota, le fulvie-uccello ricadono e ripiegano, ferme a fissare l’atterraggio, come a imbeccare di cibo la prole.
Le berline invece preferiscono situazioni più statiche oltre che estetiche. L’importante è adeguarsi bene ai colori, come questo verdazzurro su ocra di ruggine e sottofondo di coccio in tinta su verde giardino fresco. La berlina fulvia non perde le sue caratteristiche di automa confortevole.
Anche in questa posa (con vano posteriore libero) si nota il caratteristico dolce prender le distanze dalla mediocrità.
E sempre le berline, timidissime, si nascondono talvolta sott’acqua, per non dire, e per non vedere. E qui ci si immagina il colpo di klaxon, inferto alla disperata dall’abisso come paradossale sirena anti incendio.
Alcune coupè, impettite come militari, non rinunciano al loro glorioso passato sportivo, e sembrano cani con l’osso in bocca, « a guardia dei carri, mai latrarono invano ». Un passato glorioso che vestono diventando pietra, minerale, a camuffarsi per sempre.
Per sempre minerali :
Le Zagato poi, anche in questo piccolo repertorio, sono un’altra cosa, un altro mondo.
Anch’esse assai timide, si nascondono e si camuffano, ma con paraurti per acconciatura.
Ma, come dicevamo, le più belle pose che prendono i rottami sono quelle in stretto colloquio con le piante.
Come questa, vecchietta overtrenta, in amore con alberello adolescente.
A questo gruppo appartiene forse la più bella ed ultima foto delle mie fulvia-rottame. E’ ripresa mentre ci volta le spalle, plastiche posteriori bianche come anime, ad ammirar il paesaggio, affacciata ad una balaustra inesistente, come a ribadire che, anche se oggi resiste immobile, mai in vita le hanno avviato il motore e l’hanno guidata con indifferenza.