Ennesimo requiem del marchio, nulla di nuovo.
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Testo:
Siamo nel veronese per la presentazione della Fiat 124 Spider e della sua “cugina” Abarth 124 Spider, oltre che della nuova Abarth 595. Insieme a questi modelli la casa del Lingotto ha mostrato per la seconda volta (il debutto è avvenuto all’ultimo Salone di Ginevra) la 500S, versione sportiva della citycar a tre porte più venduta in Italia. Di queste due novità Fiat e di molto altro parliamo con Olivier François (nella foto sopra), Responsabile del marchio Fiat nel mondo, oltre che capo del marketing per tutto il gruppo FCA.
-La nuova Fiat 124 Spider debutterà nelle concessionarie nel weekend del 18-19 giugno, ma da qualche settimana era già ordinabile. Quanti l’hanno comprata a “scatola chiusa”?
Solo in Italia abbiamo già ricevuto circa 650 ordini. Sono molti, per un’auto che il grande pubblico non ha ancora visto dal vivo e che ha tra i suoi punti di forza il piacere di guida. Infatti, non ci aspettiamo di venderla solo grazie al “colpo di fulmine”: è una vettura che merita di essere provata. Quest’auto non è solo un tributo alla prima Fiat 124 Spider, che proprio nel 2016 compie cinquant’anni, ma a tutto il nostro marchio.
-In che senso?
Insieme alla 500, la 124 Spider è stata una vera icona per la storia della Fiat. Un marchio che esiste da 117 anni e che è apprezzato non soltanto in Italia, anche se, a volte, proprio in Italia non ce ne rendiamo conto… Abbiamo dedicato tanta passione e attenzione per realizzare un prodotto all’altezza delle aspettative dei clienti di tutto il mondo.
-Proprio la prima 124 Spider aveva spopolato in America. Farete leva su questo successo?
Certo. Dei circa 200.000 esemplari prodotti della prima 124 Spider, 170.000 sono stati venduti nel Nord America. E ancora oggi, dopo cinquant’anni, ne circolano parecchi. La 124 Spider era vista come un’auto un po’ “magica”, un insieme di piacere di guida e senso di libertà che vogliamo ribadire col nuovo modello, e che viene ripreso dallo spot pubblicitario realizzato per il lancio. È un simbolo della capacità di godersi la vita, che tutto il mondo invidia agli italiani.
-Non è però un segreto che quest’auto derivi da un modello giapponese…
È vero, ma il design e lo stile di guida sono ben diversi. D’altronde, oggi non è pensabile sviluppare e produrre un modello di nicchia, com’è appunto la Fiat 124 Spider, senza un partner. La cosa importante è che il prodotto che ne deriva non tradisca l’eredità del marchio. Nel caso della 124 Spider, abbiamo voluto realizzare un modello che mancava da anni nella nostra gamma. Ma non eravamo obbligati a farlo. Se siamo andati avanti è perché siamo convinti che in quest’auto ci siano i punti di forza che avevano contraddistinto la 124 di cinquant’anni fa: leggerezza, trazione posteriore, piacere di guida. Più che vendere qualche migliaio di auto in più, ci interessa curare l’immagine del marchio: se da una partnership fosse nato un prodotto con un’impostazione diversa, non coerente con le nostre aspettative e con quelle dei clienti, avremmo detto di no.
-Nel caso del pick-up Fiat Fullback, realizzato con la Mitsubishi, è nato un prodotto nuovo e inatteso…
Il Fullback s’inserisce tra i commerciali leggeri, un settore nel quale Fiat Professional è leader in Europa. E, in quanto leader, ci sembrava giusto ampliare l’offerta con un prodotto che non avevamo, un pick-up appunto. La richiesta di questo genere di veicoli esiste, e abbiamo deciso di cogliere questa opportunità.
-Tornando alle auto “sfiziose”, la Fiat 500S debutterà in concessionaria il 18 giugno. Ce ne parla?
La storia della Fiat 500S è interessante, e nasce nel Nord America. Per il modello pre-restyling della 500 avevamo riscontrato, da parte della clientela americana, la richiesta di un prodotto a metà strada tra una comune Fiat 500 e un’Abarth, che pure vendevano bene. L’auto che ne è nata, la 500S, ci è piaciuta così tanto che l’abbiamo portata in Europa. Ed è stata un successo: ci ha fatto aumentare del 20% le vendite della gamma 500, senza rubare nulla agli altri modelli. Oggi riproponiamo questa formula, ma oltre a un look esterno sportivo puntiamo su un abitacolo seducente. Non sono molte le citycar che offrono tre tipi di interni… E poi c’è il sistema audio della Beats.
-A chi si rivolge questa vettura?
In generale, la Fiat 500 è molto apprezzata dai giovani, ma anche dalle donne. Con la nuova Fiat 500S puntiamo su un pubblico maschile più adulto.
Passiamo a una novità che punta sulla concretezza. Come stanno andando le vendite della Fiat Tipo?
Benissimo, abbiamo venduto 50.000 Tipo in Europa e 17.000 in Italia. E bisogna tenere conto del fatto che la cinque porte è arrivata soltanto a maggio, e che la Station Wagon debutterà nelle concessionarie a settembre. Si tratta di un modello con una missione molto diversa rispetto alle Fiat 500 e 124 Spider. Il nostro è un marchio con una doppia anima: abbiamo modelli che puntano sull’emozione, come la gamma 500, e quelli più razionali, che non per questo, comunque, sono noiosi. La Panda è stata una delle massime espressioni di questo concetto di funzionalità e concretezza. Quando pensiamo alla “missione” del nostro marchio non possiamo non riconoscere queste due anime. Soluzioni pratiche sono scritte nel Dna di modelli come la Tipo, che abbiamo progettato pensando alle esigenze reali di chi usa l’auto. In primis in termini di spazio. Non a caso si scelto il nome del modello che negli anni 90 faceva dell’abitabilità e della capacità di carico alcuni tra i suoi punti di forza. E attenzione, non si tratta di un’auto low-cost, ma di una vettura che offre ciò che serve al giusto prezzo. Un altro esempio è stato la Freemont, che, infatti, si è rivelata un successo: non era un modello nato all’interno del marchio Fiat, ma offriva l’ingegnosità e la praticità che ci si aspetta da una Fiat. Ogni marchio ha una “mission”, o almeno dovrebbe averla. La Fiat ne ha due, entrambe molto chiare. E non possiamo rinunciare a nessuna delle due. È affascinante per chi si occupa della valorizzazione del brand. E questo lo dico in veste di responsabile del marketing.
-Proprio in quanto responsabile del marketing del gruppo FCA, secondo lei il concetto di eredità del marchio non è applicabile anche alla Lancia?
Sì, se parliamo della Ypsilon. Un’auto che, come recita lo slogan “piace alla gente che piace”, per quanto è compatta, pratica e ben rifinita. È una vettura che soddisfa le esigenze di chi vuole un’auto chic da città. Altri esempi sono più difficili da riproporre oggi con buoni risultati di vendita. Non ha senso fare vetture che riportano ai fasti del passato, ma che poi non trovano un ampio pubblico. Emozionerebbe anche noi reinterpretare una Lancia Montecarlo o una Delta Integrale, ma occorre che un modello sia in grado di ripagare gli investimenti.